1 luglio - picnic a Koitash rock
La squadra di signore che ci porta in città è organizzata ed efficiente: shopping al bazar, al supermercato, poi al fast-food kirghiso, all’internet cafè (senza grandi risultati). Noi arranchiamo come anatroccoli timorosi di perdere il passo, ma tutto va benissimo e alla fine della mattinata abbiamo un quadro più chiaro della città. Bishkek è più interessante che bella, ma soprattutto è una città che sembra essere pacificata rispetto alla grave crisi che l’ha colpita nelle settimane scorse. Il referendum che ha riformato la costituzione si è svolto due giorni fa regolarmente e senza incidenti, e questa è la cosa più importante per far ripartire il paese.
Nel pomeriggio è Asia che ci porta fuori Bishkek in una escursione nella valle di Koitash, Alatau mountains. We climb in the car of his friends, scassatissima, and frequent stops near the stream, you can admire the panorama topped up the radiator. Pastures, snowy peaks, yurts, wild horses are part of an almost alpine landscape. On the way back Kyrgyz hikers do the picnic on Sunday, could not refuse an invitation, which includes the taste of tea prepared with the samovar.
Tomorrow morning we will leave Bishkek, which we will find, if all goes well, only the penultimate day of travel, July 26. This city is an interesting story told by Tiziano Terzani in his beautiful "Goodnight Mr Lenin", a guide book of this trip. The old name della capitale era Frunze, datogli da Stalin ai tempi del soviet per ricordare un generale, Michail Frunze, che si era particolarmente distinto nella carriera militare e politica. Fu fatto eliminare da Stalin stesso quando la sua popolarità crebbe al punto da fargli ombra. L’eliminazione degli avversari politici da parte di Stalin era seguita poi dalla titolazione di vie o monumenti come “risarcimento” postumo, ma questo Frunze era così importante che si meritò una città. Nel 1991, nell’euforia seguita alla caduta dell’impero sovietico, il parlamento kirghiso, senza consultare la popolazione con referendum o altro, decise di chiamare la città Bishkek, che in turco antico significa “il bastone con cui si rimesta il latte di cavalla”, ma per alcuni anche “il bastone con cui la donna si consola in assenza del marito”, per cui le donne kirghise nei primi tempi pronunciavano il nuovo nome con imbarazzo.
A pensarci bene sarebbe come se da noi, dei leghisti arrabbiati con Roma ladrona decidessero di cambiarle il nome in “Vibratore”. Una cosa impensabile. Almeno credo, ma forse è meglio non dargli delle idee.
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